di Antonella Colaninno
Lo scorso 7 dicembre a Roma, nello Spazio Fienaroli in
Trastevere, i 40 finalisti del Celeste Prize hanno decretato i vincitori di
questa quinta edizione del premio internazionale per l’arte contemporanea,
insieme al pubblico e al curatore Ami Barak che ha così commentato la
premiazione delle opere vincitrici: […] “More importantly the works
resonated with great intelligence and sophistication which proves that talent
nowadays is not only aesthetic but also intellectual.”
Ogni
vincitore è stato scelto nell’ambito delle categorie nelle queli il premio è
suddiviso: Painting & Graphics Prize; Photography & Digital Graphics Prize; Video
& Animation Prize;
Installation, Sculpture, Live Media & Performance Prize;
Curator’s Choice Prize; Visitors Choice Prize.
Installation, Sculpture, Live Media & Performance Prize;
Curator’s Choice Prize; Visitors Choice Prize.
The Sorrow the Joy
Brings di Noa Giniger, è parte di una serie di collages ognuno dei quali
contiene un salice piangente. La nostra interpretazione del mondo sublima la
natura stessa delle cose, sottolineando come ogni cosa sia relativa al nostro
sguardo e come la materia si presti a dar forma alle nostre emozioni e ad “organizzare un intero complesso di concetti affatto fisici
come gli stati emozionali” In The
sorrow the joy brings un salice piangente diventa la speranza di una
dimensione felice nel suo invertire il proprio ordine costituito, collocandosi
nel mondo con i propri rami all’insù.
Per l’artista statunitense Alexander
Solomon in (David and the Climb Up),
l’idea di paesaggio contemporaneo esprime il senso del limite, di qualcosa che
finisce mentre altro inizia e che sfiora l’astrazione proprio attraverso la
cesura di continuità dove tutto diventa precarietà, difficoltà a superare ciò
che è finito.
Ink Ribbon Finger
Prints di Pavel Braila vincitore per la sezione Photography & Digital
Graphics Prize, è una performance surreale e poetica in cui un gruppo di dattilografi
batte contemporaneamente su vecchie macchine da scrivere un testo sulla propria
vita, sotto l’attenta ma stravagante direzione dell’artista stesso che veste i
panni di un direttore d’orchestra un po’ sui generis.
Sull’idea di originalità di una visione che unisce arte e musica si
traduce il video di LAB FINAER feat. Felix Weinold, un gruppo di artisti
tedeschi, dal titolo White Noise. Un disco vuoto su cui non è inciso nulla, non
emette suono ma nei solchi incide la polvere che crea “un rumore-scultura”.
Ring di Dominique Blais
si ispira alla tetralogia di Wagner Der Ring des Nibelungen. Una installazione
di quattro candele accese sistemate di fronte ad una camera oscura e sul
pavimento, davanti ad ogni opera, è collocata una scultura in bronzo realizzata
con la tecnica della cera persa. Sono lo spettro di ciò che resta delle candele
usate per produrre l’immagine fotografica che testimonia il senso del fluire
del tempo. www.premioceleste.it/opera/ido:235998/
Una tematica tutta al femminile si svolge nella performance dell’artista
americana Ana Prvacki, che nel titolo DIY-Do
it yourself Chivarly riassume l’esortazione ad essere cavalieri di se stessi.
Il comportamento cerimonioso e raffinato di galanteria dell’uomo verso la
donna, ispirato al mondo cavalleresco medievale, si traduce qui al femminile, in
un rapporto simbiotico tra soggetto ed oggetto. L’artista si spoglia degli
abiti togliendone uno per volta per buttarli sul pavimento e coprire dei punti
oscuri di discontinuità che rappresentano idealmente, degli ostacoli da
superare.
Infine, Cristina Gardumi con il suo Adults
don’t exhist è la vincitrice per la sezione Visitors Choice Prize. Nel suo
stile tra visionario e fantastico, Cristina racconta quel passaggio delicato
che corrisponde all’ingresso nel mondo degli adulti. Se le antiche civiltà e i
popoli tribali hanno contribuito alla costruzione di un mito, le società
contemporanee hanno demolito la leggenda svuotando di senso il mito collettivo.
Questa fondamentale età di passaggio che inizia il nuovo cammino sulle strade
della responsabilità e della consapevolezza, si perde nel suo valore di insieme
per trasferirsi in una dimensione strettamente personale che si annulla nella
mancanza di barriere dei social network: “E’la
vita privata che diventa epica”. Ma siamo in fondo, diventati davvero
adulti, o continuiamo a muoverci in una dimensione anacronistica dove il tempo
scorre mentre noi restiamo fermi?
Pubblicato da Antonella Colaninno
In foto: due momenti della premiazione; the Sorrow the Joy Brings di Noa Giniger vincitore per la sezione Painting & Graphic Prize; David and the Climb Up di Alexander
Solomon vincitore per la sezione Photography
& Digital Graphics Prize; Adults
don’t exhist di Cristina Gardumi vincitore della sezione Visitors Choice Prize.