“Contemporary culture doesn’t speak in allegories. It
plays with the. Similarly to the way in which the children play under the apple
trees in that painting by Giovanni Bellini which is both the subject of a new
consideration of the sacred by AES+F, and a reflection on the possibility of
integrating the work in to the space of contemporary culture […]” Alexander Balashov
“It’s considered to be some sort of happening or
dynamic painting. So, why? Because Allegoria Sacra is not video art, but film” Mikhail Trofimenkov
Qual
è il valore del sacro nella cultura contemporanea? Quale collocazione possono
trovare le dimensioni del mistero, della verità e della speranza
in uno scenario di guerra, di intolleranza e di violenza? “La natura chiusa dello spazio” di un aeroporto può dare luogo ad
una narrazione sul senso dell’esistenza, ad una allegoria del sacro, proprio
qui, in questo luogo virtuale dove tutto appare finto, irreale, eppure così
intenso di significati? In questo
scenario surreale la vita e la morte si esprimono per concetti simbolici in una struttura narrativa che evoca
culture antiche. Il risultato è una impostazione scenica che scorre a metà tra
tecnologia e citazione, tra film e video arte, nella quale i valori o disvalori
su cui oggi si imposta il moderno dibattito culturale, si estendono su un’onda di
ricezione globale e multiculturale che
con fatica riesce a distinguere una differenza tra il valore della vita e quello
della morte. Per questo la dimensione registrata nel video del collettivo russo AES+F assume una
fisionomia di inconsistenza spazio temporale dove i personaggi si muovono come
fantasmi dissociati da ogni possibile idea di luogo e di tempo, pur essendo
quest’ultimo ben identificato in un aeroporto.
L’azione è congelata in un tempo
mentale, in una logica concettuale che limita il coinvolgimento di un’estensione
reale. La vita scorre al di fuori degli eventi, è un’apocalisse del sacro dove
il mondo appare “una sala d’attesa”
senza prospettive, dove le persone di razza e cultura diverse attendono ciascuno
il proprio volo. I protagonisti del video sono tutti in attesa di un viaggio
tra la vita e la morte, perché il viaggio è il simbolo di quel nomadismo dei
popoli della nostra attuale società che, nella quotidiana spettacolarizzazione degli
eventi, contribuisce allo smarrimento del senso della realtà, dove la stessa vita diventa un oggetto del
desiderio, un prodotto di consumo: esiste
ancora un valore del sacro nella nostra società, nel vacuo orrore della cultura
contemporanea? Oggi viviamo nel mezzo di una guerra tra le civiltà, tra le
culture che è ben messa in scena nel video dai capi mozzati che rotolano sul
terreno, un motivo preso in prestito dalla tradizione della pittura. Le rovine
di significati con i quali gli artisti lavorano sono desunti da vari contesti
culturali del passato, dal Medioevo al Rinascimento sino al Barocco. Benchè gli eventi che
accadono nell’aeroporto non rappresentino la realtà, noi possiamo ritrovare gli
aspetti della realtà “oltre le forme, su
altri aspetti di quelle forme che ricreano la cultura contemporanea.” I
personaggi sembrano morti o persino mai esistiti perché agiscono al di fuori
della realtà.
L’allegoria sacra è la parodia della vuota magnificenza della
società contemporanea dove la spettacolarizzazione e il lusso rendono vana e
dispersa la dimensione spirituale. Lo Stabat Mater di Vivaldi, sulla cui
melodia si costruisce la scena,” fa riferimento alla tradizione musicale
barocca” ed esterna una sensualità tipica dei volumi e delle forme morbide e
sinuose di quell’epoca, una sensualità che si estende alle movenze dei
personaggi del video.
La musica ha in questo valore di allegoria poiché trasferisce
il tema del sacro e l’oggetto del Cristo sulla croce all’assenza di sacralità
della nostra cultura contemporanea. Oggi assistiamo infatti al dramma di una
morte perenne ben occultata dalla seduzione della forma. “La morte qui non è elegiaca. E’ una parodia di se stessa […]”. Non
ritroviamo un senso della morte come altro diverso dalla vita, perché non c’è
vita e le anime appartengono già al mondo dei morti. In senso cinematografico
un’allegoria è “la fine del mondo, è lo
shock della civiltà”, è un “contemporaneo
declino di Roma” (Mikhail Trofimenkov ).
Pubblicato da Antonella Colaninno
Allegoria Sacra del collettivo russo AES+F (2011) ha vinto la XVIII edizione del Premio Pino Pascali