"Ebbi
una fitta al cuore, come tutte le volte in cui vedevo una ragazza che amavo
andarsene nella direzione opposta alla mia in questo mondo troppo grande."
"Restai
sorpreso, come sempre, da quanto fosse facile l'atto di andare via, e di quanto
mi facesse stare bene. All'improvviso il mondo era ricco di possibilità." Jack
Kerouac...Sulla strada
di Antonella Colaninno
Presso il Centre Pompidou di Parigi è in corso
"Beat Generation" la mostra sulla generazione americana di scrittori
persi e squattrinati che hanno raccontato l'America e la sua libertà. A cura di
Jean-Jacques Lebel, Philippe-Alain Michaud e Rani Singh, la retrospettiva offre
l'opportunità di conoscere la dimensione caotica, disordinata e profonda degli
scrittori beat, attraverso una serie di scatti fotografici di alcuni tra gli
autori minori di questa generazione, come John Cohen, Ron Rice, Harry Redle e
Harold Chapman, a cui si affiancano le fotografie scattate da Allen Ginsberg,
autore centrale della Beat Generation, insieme a Jack Kerouac e Gregory Corso.
Beat è stato un fenomeno letterario e artistico nato spontaneo da storie di
emarginazione sociale, di decadenza morale e di esperienze
"on the road." La musica jazz è stato un elemento centrale del
movimento, così come la libertà sessuale e l'evasione dalle convenzioni sociali
attraverso l’uso di alcool e di droghe, esperienze importanti che, a partire
dagli anni '50, confluiranno in seguito nei movimenti di controcultura e di
emancipazione degli anni ’60 e ‘70. Fernanda Pivano ha dedicato pagine di
raffinata critica letteraria al movimento beat che ha rappresentato un evento
di tendenza non solo per le sue idee rivoluzionarie ma anche per il look degli
scrittori, identificabile con quello degli hipster appunto, che ha fatto moda e
costume.
Howl, l'Urlo di Allen Ginsberg non può che essere considerato, in una
fase storica più recente, come la trasposizione letteraria in forma di poema dell'urlo
più famoso del mondo: quello di Gustav Klimt. L'urlo come consapevolezza degli
orrori della imminente guerra e del clima decadente di fine secolo per Klimt,
diventa per Allen Ginsberg desiderio di fuga dall'alienazione della propria
esistenza e dall’oppressione dei tempi moderni. La scrittura ipnotica, serrata e
priva di pause di “Sulla strada”, appare ubriaca quasi come il suo autore, come si può notare nel manoscritto autografo esposto
per l'occasione in una bacheca di vetro lunga 100 metri.
“Sulla strada” esprime,
in questa sua costruzione quasi senza fine, tutta l'ansia di vivere e la curiosità
per la vita di Jack Kerouac: "Nulla
dietro di me, tutto davanti a me, com'è sempre sulla strada", nel
viaggio senza meta tra le strade della libertà, alla ricerca di "qualcosa
che non riusciva mai a trovare."
Alla fine degli anni ’40 Jack Kerouac si
mise in viaggio per gli Stati Uniti, tra San Francisco, New York e Los Angeles,
in cerca di lavoro e di fortuna e la trovò per caso sulla strada, attraverso le
molteplici esperienze quotidiane che diedero vita al suo capolavoro letterario “On
the road.” Il libro, unico nel suo genere, è stato concepito come una strada,
non solo nella costruzione narrativa, ma anche nell’idea di utilizzare supporti
cartacei lunghi trenta metri, quasi fossero essi stessi delle lunghe strade in
cui smarrirsi e ritrovarsi all’infinito.
Pubblicato da Antonella Colaninno